I SOCI FONDATORI del Rotary Club Gorizia
dott. Luigi Bader, Gorizia - avv. Pino Bon, Gorizia - cav. uff. Giuseppe Bramo, Gorizia, - geom. Giuseppe Casasola, Gorizia- dott. Filiberto Ciulli, Gorizia - col. Luigi Corsini, Gorizia - dott. Gino Cosolo, Ranchi dei Legionari - N. H. Giorgio Del Torre, Gorizia - dott. ing. Giovanni, Deperis, Gorizia - prof. Ettore D’Osva|do, Gorizia - Aristicle Grassilli, Gorizia - dott. rag. Antonio Laganella, Gorizia - cav. Pirro Locatelli-Hagennauer, Cormons - dott. Alfredo Miiano, Gorizia - dott. Giusta Montena, Gorizia av. Antonio Orzan, Gorizia - ing. Federico Ribi, Gorizia - prof. Mario Rigoni, Gorizia - dott, Bruno Secuiin, Gorizia - avv. Giovanni Stecchina, Gorizia - prof. Dott. Luigi Sussi, Gorizia - avv. Arturo Targioni, Gorizia - ing. Luciano Tosolini, Monfalcone - ing. Luigi Vram, Gorizia
BREVE STORIA DEL ROTARY CLUB GORIZIA
II Rotary Club Gorizia è nato il 28 giugno 1948, e rientra così, fra i Club con maggiore anzianità dell’intero Paese: in Regione fu secondo solo a quello “storico” di Trieste. Non è facile una rilettura in termini succinti della sua storia, lunga ormai oltre 65 anni, specie ove si abbia la nostra giusta ambizione di utilizzarla per progettare il futuro. Nel tracciarne un sia pur breve profilo, va rimarcato che il Club è stato senza dubbio testimone e, attraverso i propri uomini, protagonista della vita sociale, economica e culturale della citta e della provincia intera; seppe nel contempo, dare sostanziali apporti alla vita del Rotary dell’intero Triveneto dal momento che ha avuto l’onore di fornire ad un Distretto composto di quasi 90 Club ben tre Governatori. Al Club furono affidate anche l'organizzazione di diverse Assemblee e Congressi distrettuali. Gorizia si fece promotrice già fra il 1962 e 1964 di riunioni congiunte con gli allora pochi altri Club della Regione comprendendo l’importanza di un agire comune. Ha inoltre avuto, negli anni, frequenti e consolidati rapporti con i suoi tre “club contatto”, quello di Villaco in Austria, quello di Reinthal in Svizzera e quello di Bamberga in Germania. Siamo stati club padrino del Rotaract di Gorizia e promotori, nel 1994, della nascita del Rotary Club di Monfalcone. In un recente passato, con un’impostazione associativa forse più elitaria ma soprattutto in un contesto sociale ben diverso da quella attuale, i Rotary Club, ivi compreso quello di Gorizia, erano maggiormente ascoltati e, quindi, in grado di intervenire con peso più rilevante nella vita politico-amministrativa a livello dei proprio territorio e della Regione: basti ricordare che il primo Presidente dei Rotary Club Gorizia, l’Avv. Giovanni Stecchina, era sindaco della citta. Di qui il concreto apporto che il Club poté dare su temi cruciali dello sviluppo provinciale e regionale, a cominciare, negli anni 50, con la costituzione dell'Aeroporto regionale e continuando con la stessa nascita della Regione a statuto speciale - momento difficile per Gorizia dal momento che Trieste aveva bisogno di un contado -, con la Zona franca ed ai miglioramenti delle sue “capacita incentivatrici”. Grande fu, poi, l’impegno perché Gorizia potesse avere un ruolo nella programmazione regionale, per l’istituzione del Mandamento di Monfalcone con il conseguente passaggio degli industriali dall’Associazione di Trieste a quella goriziana, per la costituzione della società finanziaria regionale “Friulia” e per il miglioramento delle comunicazioni stradali e ferroviarie, nazionali ed internazionali nel nord-est d’Italia, con l’inserimento della Regione nella rete autostradale italiana ed europea. Nel 1977 il nostro Club produsse un documento congiunto con il Club di Villaco, da presentare rispettivamente ai due governi, per trovare valide soluzioni ad una “Pontebbana", che si dimostrava ormai ogni giorno più insufficiente, specie con la nascita della Comunità di lavoro Alpe Adria. Fin dal 1957, fra l’altro, due rotariani del nostro Club avevano prospettato un’autostrada che, per la via più breve, avrebbe dovuto proseguire fino a Lubiana; tale suggerimento fu successivamente fatto proprio dalla Camera di Commercio ed accolto dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1960, portando però solo all’attuale raccordo Villesse-Gorizia; contrapposizioni di campanile riuscirono, ahimè, a frenare questa nostra visione illuminata ed anticipatrice tanto che, siktanto dal 2014 si può considerare completata. II Club rimase pure inascoltato quando si oppose con forza al raccordo ferroviario Sagrado - Cormons, del quale solo 25 anni dopo, ad opera ormai ultimata e mai utilizzata, fu tardivamente riconosciuta l’inutilità. Localmente il Club si è occupato di molteplici temi, cercando di dare un apporto di idee qualificate alla soluzione dei problemi, al di fuori di ogni ideologia o posizione di ordine politico, ed intervenendo spesso anche con generosi sostegni economici, nei vari settori della vita della propria comunità provinciale: alcolismo, tossico-dipendenza, scuola ed avviamento professionale, invalidi e diversamente abili psichici e fisici, anziani, carceri, lavoro, mondo del volontariato, sport, valorizzazione delle vecchie professioni, inquinamento, salvaguardia del patrimonio artistico, difesa a mare da Monfalcone all’Isonzo, meccanizzazione della vendemmia, legislazione doganale, ecc.. Ha offerto, inoltre, un sostanzioso appoggio di idee e di uomini nell’istituzione dell’Università della 3a età e si è impegnato a fondo per la fondazione di un Consorzio locale sull’Università di servizio, aperta alla crescente domanda culturale e per una conservazione del centro storico. II Club non ha mai mancato di dare tangibile sostegno alle popolazioni colpite da grandi calamita sia italiane (disastro del Vajont, esondazione dell’Arno, terremoto dell’Umbria, ecc.), sia verificatesi in altri Paesi. In occasione del terremoto del Friuli del 1976 il R.C. di Gorizia non solo fornì un immediato sostanzioso sostegno all’ANA, impegnata nell’opera di aiuto e di ricostruzione, ma si impegnò, anche con i contributi provenienti dai Club di tutto il mondo, nell’allestimento di una Casa per Anziani terremotati a Venzone e di appartamenti a Sequals; in quell’occasione partecipo con gli altri Club regionali alla costituzione di una scuola per il restauro delle opere d’arte danneggiate a Villa Manin e due scuole tecnico professionali per l’agricoltura, fornendo anche prestiti sull’onore a numerosi giovani studenti. La prima medaglia d’oro del Premio “Aesontius”, istituito dai nostro Club, fu assegnata nel 1965 alla M.O. gen. Aurelio Baruzzi che, nell’agosto 1916, da giovane sottotenente alzò a Gorizia il primo tricolore della Redenzione. Questo premio, istituito dal Club per onorare illustri personalità, soprattutto isontine, che in ogni campo - dall’arte alla scienza, dalla cultura ai più disparati settori della vita sociale - con le loro opere, la loro attività ed il loro ingegno hanno onorato e dato lustro alla citta di Gorizia ed alla terra isontina, e stato successivamente assegnato ad Antonio Morassi, Giovanni Battista Brusin, Ervino Pocar, Paolo Caccia Dominioni, Ferruccio Bernardis, Carlo Rubbia e Tullio Crali. Numerose sono state le pubblicazione su argomenti riguardanti la storia e la cultura provinciale che il Club ha realizzato o provveduto a far ristampare, a cominciare dai volume “1916 PER GORIZIA”, edito in occasione dei cinquant’anni dall’inizio della grande guerra. Per onorare la memoria di alcuni Soci defunti, le Famiglie hanno affidato al Club la gestione di Fondi particolari a favore di giovani meritevoli: uno di questi Fondi (Mattioni) è dal 1965 ancora operante ed elargisce annualmente un sostanzioso contributo a un degno studente dell’Isontino, con apporto economico paritario anche da parte del nostro Club. Diversi nostri Soci hanno prestato, negli anni, la loro opera professionale come volontari in diversi Paesi del terzo mondo. Il Club ha, inoltre contribuito in prima persona in collaborazione con altri Club regionali, ottenendo riconoscimenti e sovvenzioni anche dalla “Rotary Foundation”, a molte azioni di carattere educativo ed umanitario in molti Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa dell’Est, costruendo pozzi, ospedali o presidi specialistici ed asili in particolare non ha mai fatto mancare il proprio discreto ma importante sostegno al Centro Missionario della Diocesi di Gorizia che da molti decenni opera in varie località del pianeta. Siamo orgogliosi, poi, di aver dato inizio ad un’iniziativa, fatta poi proprio da altri Club del nostro Distretto, per dotare le scuole italiane dell'Istria di libri, pubblicazioni e supporti informatici. Unico rammarico, non essere riusciti a realizzare il service LLC (Life Learnig Center) che aveva intenzione di portare presso le scuole superiori della provincia un laboratorio attrezzato per effettuare "hands on on" esperimenti di avanzata biotecnologia. Finora abbiamo riportato - in un modo cosi succinto da fare certamente torto all’opera ed all’impegno dei tanti amici che di questo prestigioso sodalizio hanno fatto lodevolmente parte - alcuni dati sul Rotary Club Gorizia, un club che ha tanta storia e che molto ha rappresentato in uomini e idee per il territorio nei quale opera. Tutto ciò, tutto sommato, rientra nella “normalità” d’azione di ogni altro Club rotariano; vi è pero qualcosa che ha caratterizzato la vita del nostro Club, differenziandola da quella di quasi tutti gli altri e sulla quale merita soffermarsi, sia pur brevemente, non per giustificarne, - non ve n’e assolutamente bisogno! -, ma capirne certe posizioni assunte in momenti storici ed in situazione del tutto specifiche. II Club è nato in un momento difficile della nostra recente storia patria, in una citta alla quale, dopo i disastri bellici, fu dato di vivere anche un funesto dopoguerra, tanto che l’auspicato e sofferto ricongiungimento alla Madre Patria poté avvenire solo nel settembre del 1947. In questa martoriata terra di confine - va ricordato! - vi furono momenti in cui venne persino meno la certezza di poter continuare ad appartenere alla patria naturale. Gorizia, pure adusa nei secoli a sopportare il passaggio delle orde di quanti, da Est e da Nord, scendevano ad invadere l’Italia, nell’ultimo dopoguerra pagò, quasi da sola, il conto di una guerra perduta: non solo la provincia venne drasticamente ridotta rispetto alle sue dimensione storiche - lacerando un tessuto economico che aveva, fino ad allora, assicurato al capoluogo un progressivo sviluppo civile, culturale e sociale, rendendolo da sempre luogo di convivenza di etnie, culture e religioni diverse - ma venne spogliata, a guerra già terminata, di un gran numero di propri cittadini, per gran parte appartenenti alle classi dirigenti, scomparsi nel nulla, o se volete nelle foibe titine, di cui ancor oggi si sa ben poco. II tutto avvenne con il beneplacito di quanti, per motivi politici o etnici, questa deportazione sostennero o quanto meno giustificarono. La citta fu successivamente costretta, per decenni, a vivere all’estremo confine verso l’oriente del mondo libero, con un suo “muro”, non solo materiale che, a diversità di quello di Berlino, tardò a cadere e forse, per quanti quella storia dovettero subire, non e ancora caduto del tutto.
La vita del neonato Rotary Club di Gorizia fu, quindi, di necessità legata alle sorti, ora felici ora difficili e ai momenti finanche drammatici di questa città di confine. Non può suscitare meraviglia se i nostri predecessori, volenti o nolenti, furono afflitti da una sorte di “complesso della frontiera”, che li faceva sentire soli in una posizione scoperta ed avanzata. Di qui l’appassionato sostegno del Club, in un tempo di pace che da queste parti non fu sempre tale, ad ideali di liberta e di civiltà, che vedevano ai primi posti l’intransigente ma sempre motivata difesa, della cultura e dell’italianità di Gorizia, assumendo posizioni non sempre facili, anzi a volte scomode ed osteggiate, di strenuo difensore, proprio, di quel confine orientale troppo spesso volutamente dimenticato dalla classe politica centrale. II Club seppe contribuire, in termini civili ma concreti, in epoche in cui il sostegno a certe posizioni esponeva anche a rischi personali, a scrivere parte della storia travagliata e spesso dimenticata del confine orientale del nostro Paese, ridisegnando un ruolo per questa nuova provincia ed adoperandosi nei creare nuovi e saldi legami fra il territorio goriziano e quello monfalconese. Dopo gli accordi di Osimo (10 novembre 1975), tutti i Distretti rotariani italiani, proprio per l’azione portata avanti anche da questo nostro piccolo Club, rivolsero unanimemente una petizione al Presidente della Repubblica (1976) per ottenerne una revisione internazionale, che ne abolisse o quanto meno ne attenuasse gli effetti negativi che ancor oggi da queste parti si devono sopportare. Senza queste precisazioni non si può comprendere, per fare un solo esempio, l’iniziale opposizione fino dal 1979 alla legge sulle minoranze che poi portarono al bilinguismo, senza effettiva reciprocità da parte del Paesi confinanti, in un territorio dove ad una minoranza esigua e che non ha mai accettato una sua definizione quantitativa erano già stati riconosciuti non trascurabili privilegi. È, però, doveroso ricordare che, con il passare degli anni, soprattutto a partire dall’epoca delle prime elezioni europee, nel Club vi è stata una presa di coscienza degli ideali europei e di appartenenza ad una grande comunità, legata da una comune, anche se complessa, tradizione di civiltà, sapendo proporsi quale cardine e riferimento morale e culturale nella ricerca di una rinnovata e stimolante “frontiera del dialogo e della proposizione”.
Oggi il Club, nell’auspicio che i popoli possano aprirsi verso sempre più ampie intese, e animato da nuove visioni, dimensionate alle necessita ed ovviamente alle grandi possibilità di una convivenza che vuol essere costruttiva e vitale. Viviamo l'odierna disponibilità alle più ampie aperture sociali e comunitarie senza però dimenticare i tragici eventi postbellici, di cui almeno ora vorremmo conoscere tutte le verità, e senza rinnegare i sacrosanti ideali di liberta e di democrazia tenacemente portati avanti dai nostri predecessori, fieri di appartenere, oggi come ieri, alla più prestigiosa associazione di donne ed uomini liberi del mondo.