L’IMPRESA DI FARE IMPRESA A GORIZIA
Gorizia, 10 ottobre 2017
Si è tenuta il 10 ottobre, nella la sala della Torre della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, la conferenza del dottor Alessandro Vescovini sull'impegnativo tema del fare impresa a Gorizia, declinato criticamente in "L'impresa di fare impresa a Gorizia". Il dito puntato su una serie di problemi che pongono la provincia isontina in una posizione ancora più delicata di quella registrata per l'Italia dalla World Bank nella classifica annuale Doing Business (50' posto su 190, tra i paesi ad economia avanzata). (vedi scheda) (link WB DB)
I saluti di rito e poi “mi chiamo Alessandro Vescovini, sono un imprenditore” una breve pausa e riprende “non lo dico per vantarmene, ancorché sia orgoglioso di esserlo, ma perché sono consapevole che in provincia di Gorizia la figura dell’imprenditore puro è rara“.
Troppo rara per poter dare una svolta significativa ad una economia che fatica più che altrove ad uscire dal lungo tunnel della crisi. La causa di questa anomalia nel paese delle mille piccole imprese va ricercata nella storica presenza preponderante dell’industria pubblica in metà del territorio e di numerose istituzioni pubbliche, spesso erogatrici di fondi (pubblici), a sostenere l’altra metà. Un simile ambiente ha evidentemente trascurato l’urgenza di sostenere la nascita e la crescita di nuove imprese, creatrici di posti di lavoro e perciò portatrici di un benessere diffuso. E oggi che lo Stato sta arretrando ovunque, Gorizia e la sua provincia ne risentono pesantemente.
Percorrendo la propria storia imprenditoriale, Vescovini ha posto l’enfasi sugli ostacoli burocratici e culturali che lui e il suo gruppo hanno dovuto superare negli oltre venti anni di attività in territorio goriziano. Una storia di successo, nonostante tutto (iniziata alla fine degli anni ’80 con l’acquisizione della SBE, uno stabilimento che occupava 180 dipendenti e che oggi ne conta 500 in Regione, senza contare quelli che operano nelle unità produttive operanti a Milano, Torino, Tolmezzo, in Serbia, Russia e USA oltre che nella sede storica di Reggio Emilia), ma anche una storia di sfide continue superate grazie ad almeno due peculiari caratteristiche imprenditoriali: la capacità di innovare e l’ininfluente necessità di ricorrere a finanziamenti esterni che hanno messo il gruppo al riparo dai principali fattori di crisi delle imprese goriziane nell’ultimo decennio (scarsa competitività e credit-crunch in presenza di scarsa capitalizzazione).
Alta l’attenzione anche alle problematiche ambientali e alle opportunità per i giovani. Per le prime:“ Abbiamo preso una fabbrica vecchia, con chiazze d'olio ovunque (puzzava, proprio così: puzzava di olio e di ferro) e oggi ne abbiamo una ad emissioni zero. Ricicliamo tutto, e già nel 2007 sono stato il primo in regione a costruire un grande impianto fotovoltaico. Non siamo stati agevolati in questo, tutt’altro; e comunque accolti dallo scetticismo di tutti. Poi si è visto che avevamo ragione e oggi molte imprese vi hanno fatto ricorso.”
Per quanto riguarda l’inserimento dei giovani ha sottolineato la consolidata disponibilità dell’azienda ad accogliere stagisti e apprendisti, ma ha lamentato che troppo spesso non trovano copertura significative posizioni specializzate all’interno dello stabilimento. Ciò è dovuto al ritardo della programmazione scolastica rispetto alle esigenze in rapida evoluzione delle imprese, ma anche ad un ormai diffuso abito culturale che spinge a snobbare il lavoro in fabbrica anche se di alta o altissima specializzazione “ semplicemente perché non è considerato prestigioso. Così diventeremo tutti umanisti, ma non ci sarà più lavoro».
Molto critico il giudizio sulla gestione del Fondo Gorizia, troppo spesso utilizzato per sovvenzionare istituzioni o manifestazioni private anziché sostenere le imprese, scopo per il quale è stato creato. Sarebbe auspicabile invece indirizzare le risorse residuali (rispetto all’obiettivo principale) al sostegno delle start-up - ha detto - perché “il miracolo di uno che ha idee va aiutato”. Tale posizione è stata particolarmente apprezzata dai giovani presenti in sala, ben rappresentati da Gregor Cernic, un socio del Rotaract Club di Gorizia, animatore della start-up QUETZZ per la quale ha lamentato difficoltà non solo a reperire finanziamenti ma anche ad avere supporto adeguato dalle istituzioni e in particolare dall’Università.
Infine, un breve cenno al problema immigrazione, fenomeno che se gestito correttamente potrebbe aiutare a riequilibrare il divario tra entrata e uscita di “cervelli” dall’Italia invece di aggiungere nuovi problemi ai tanti oggi irrisolti.
L'esposizionea del dr. Vescovini era stata preceduta dal saluto del Presidente della Fondazione Ca.Ri.Go., dr.ssa Roberta Demartin, e da un breve intervento dell’assessore monfalconese Ciro Del Pizzo.